La ricchezza del cibo povero

Tripadvisor, gioia e dolore di ristoratori e hoteliers, spesso regala recensioni che danno da riflettere. Come quella di una signora che decide di non dare il massimo del punteggio a un certo ristorante fiorentino_ pur dichiarando di aver mangiato molto bene e pur ammettendo di sapere che si trattava di un ristorante “storico” _ per colpa di un conto un po’ troppo alto trattandosi pur sempre di una trattoria che serviva cibo di tipo povero.

In questo senso, a volte è difficile trasmettere cosa stia dietro a un’offerta di qualità. Ma non per questo bisogna rinunciare a farsi capire.

La trattoria non è necessariamente un ristorante di serie B: con i giusti strumenti, può essere un luogo dall’atmosfera calda e piacevolmente informale dove, tra tovaglie a quadretti e sedie impagliate, il cibo cosiddetto povero trova il luogo più adatto dove essere servito, magari circondato da prosciutti appesi in bella vista e fiaschi di vino Sangiovese. Gli americani che visitano Firenze o il cosiddetto Chiantishire cercano proprio questo.

Ma soprattutto, dare una ristorazione di qualità significa fare una ricerca accurata della materia prima e delle sua stagionalità, mettere tanta attenzione nella cura dei dettagli, nell’impiattamento, nella decorazione della tavola, nella selezione del personale, nell’investimento strutturale di parte dei profitti per mantenere il locale accogliente e al passo con i tempi.

Alcuni di questi passaggi hanno un costo, altri hanno solo bisogno di tanta attenzione e passione che troveranno sicuramente apprezzamento da parte di una buona fetta di clientela sensibile alla qualità delle cose.