Il significato discreto di lusso
Oggi leggevo un vecchio articolo su Armani e Chanel che nell’estate 2019 hanno sfilato richiamando a un concetto di lusso più discreto, di alta moda rigorosa, basata sulla perizia delle lavorazioni e sulla raffinatezza dei materiali. E la cosa mi rincuora perché alcune settimane fa ho avuto un incontro-scontro con una esperta di lusso che sosteneva che _ accademicamente _ viene insegnato che esso si basa su specifiche ben definite, come il luccichio, le dorature, le stoffe sfavillanti, i neri lucidi etc etc. No ai colori neutri, alle satinature, alla semplicità di forme e materiali. E quindi un’apparecchiatura in candido lino o un bagno vestito del più prezioso cotone egizio non avrebbero mai nessuna chance di essere classificati come lussuosi, ma solo come rustici.
Le lenzuola dei letti? Nere di raso, non certo bianche!
A questo proposito so per certo _ nel senso che fa parte dei loro standard operativi scritti nero su bianco _ che nei cinque stelle delle più prestigiose catene internazionali, il colore delle lenzuola del letto deve trasmettere a primo impatto al cliente un senso di pulizia e dubito che il nero ci riesca.
Così, nonostante tutti gli esempi portati e le foto mostrate di alberghi a 5 stelle toccati con mano, la risposta di questa signora era sempre che quelle non erano camere di lusso, incluse quelle di Four Seasons, Mandarin Oriental o Armani Hotels.
Al che ho cercato la definizione di lusso sulla Treccani, riscontrando tristemente che il termine lusso etimologicamente fa rima davvero solo con sfarzosità, sfoggio, eccesso, esorbitanza. E allora spiace apprendere _ se davvero così è _ che nel mondo delle varie accademie del design si insegni solo questa declinazione di lusso, ossia quella etimologica che rievoca i tempi antichi in cui il lusso era visto come oscuro e osteggiato in quanto ‘mera rincorsa a spese scellerate e superflue’, senza declinarlo nella sua secondaria accezione, più contemporanea, di raffinatezza ed eleganza.
Il mio concetto di lusso è legato alla discrezione: è fatto di eleganza, delicatezza, valori intrinseci reali, dettagli minimali e preziosi allo stesso tempo. Non è ostentazione, ma magia, alchimia. E’ qualcosa di poco visibile da lontano e molto piacevole da vicino. Più da toccare, da respirare, che da mostrare.
Sono, neanche a dirlo, contenta di essere in compagnia di Armani e Chanel a pensarla così. Ma se anche fossi stata sola, avrei continuato a cercare il mio lusso più in un gioco di equilibri che in uno di eccessi.
In foto, una delle suites dell’Hotel de Crillon di Parigi